La civiltà della vite e del vino sull’Etna ha origine antiche; già nel 1776 il celebre archeologo Domenico Sestini decantava le virtù del vitigno Nerello mascalese e la bontà dei vini da esso prodotti sulle pendici del vulcano. Il vino dell’Etna è stato uno dei primi in Italia ed il primo in Sicilia ad ottenere il riconoscimento DOC nel 1968. Tuttavia, dopo svariati anni di oblio, solo nell’ultimo ventennio il vino dell’Etna si è affermato nei mercati internazionali come sinonimo di qualità ed è oggi universalmente noto come uno dei migliori “vini di terroir” del Mondo. Tutto questo grazie ad alcune aziende pionieristiche che hanno cominciato ad interpretare i vini dell’Etna in chiave moderna, adottando tecniche e tecnologie in vigna ed in cantina che ne esaltassero gli innumerevoli caratteri distintivi.
Sei le tipologie di vino previste dal disciplinare di produzione del vino Etna doc: spumante, bianco, bianco superiore, rosato, rosso e rosso riserva. Tutte le tipologie devono essere prodotte con i vitigni autoctoni etnei ovvero Carricante e Catarratto per i vitigni a bacca bianca, Nerello mascalese e Nerello cappuccio per quelli a bacca rossa.
Per la conformazione dei versanti coltivati a vite, per le elevate pendenze e la relativa elevata presenza di terrazzamenti l’attività viticola sull’Etna è da considerarsi al pari di una viticoltura di montagna e per questo è stata classificata come “Viticoltura Eroica”.
A questo va aggiunto che il vulcano crea una situazione pedo-climatica unica ed estremamente diversa dal resto della Sicilia, per questo motivo spesso si definisce l’Etna viticola come “un’isola nell’isola”.
La variabilità dei suoli vulcanici, delle esposizioni, delle altitudini e l’effetto del Mar Ionio creano differenti terroir viticoli a breve distanza. Questa variabilità pedo-climatica si riflette nei vini dell’Etna al punto da creare differenze apprezzabili in vini prodotti a partire dallo stesso vitigno ma in zone che si differenziano per: